20130403

[Novel] Azano Kohei - Tokyo Ravens vol.1 cap.1.1 - traduzione



Salve. ∩・∀・) Anche se questo blog raccoglie traduzioni di lyrics volevo cogliere l'occasione per pubblicare anche qualcos'altro in tema "Giappone". Nel tempo libero mi cimento spesso in traduzioni di varie cose per tenermi in allenamento e ultimamente ho tentato di tradurre questa novel "Tokyo Ravens", una serie che mi ha preso molto. Ecco di seguito la prima parte del primo capitolo.☆ ~9*7



Tokyo Ravens 1
SHAMAN * CLAN

Azano Kohei




“Sai qual è la quintessenza della stregoneria?”



“La risposta è la menzogna.”
(Yakou Tsuchimikado)






Capitolo 1: il figlio di un certo bunke*
*Bunke è un ramo cadetto di una famiglia, mentre honke è il ramo principale.


1
Questo è un racconto di molti anni fa.

Ogni volta che gli adulti della famiglia si riunivano in assemblea, Harutora e Natsume erano soliti giocare insieme.
A differenza dello scatenato Harutora che si faceva male di continuo, Natsume, l’unica figlia dello honke, era tranquilla e riservata. Dal momento che era anche poco socievole non aveva nessun amico. Per questo quando sapeva che Harutora sarebbe venuto non stava più nella pelle e le gote le diventavano rosse. Ascoltava qualunque cosa il ragazzo avesse da dire e lo seguiva dovunque volesse andare.
Il luogo dei loro giochi era il giardino racchiuso dalla villa dello honke.
Nell’immenso giardino vi era un bosco di bambù, un lago, lanterne di pietra e collinette artificiali; vi era anche un piccolo tempio scintoista, licheni e insetti. Era un luogo carico di mirabolanti avventure.
Tuttavia, succedeva che quando si mettevano a giocare insieme, Natsume provasse una paura improvvisa e si nascondesse dietro la schiena di Harutora. Anche mentre giocavano a rincorrersi o a nascondino, Natsume saltava fuori dai suoi nascondigli e quasi in lacrime si avvinghiava a Harutora. E poi lo disse.
C’è qualcuno.
C’è qualcuno che mi guarda.
Anche se tu non lo vedi, c’è.
All’inizio, Harutora pensò che si trattasse dell’estrema paurosità di Natsume. Prima le fece notare la sua codardia, poi la consolò e infine la prese in giro.
“Se sei così fifona, vai dai grandi. Io rimango a giocare da solo”.
Dopo essere stata ripresa da Harutora, Natsume era sul punto di piangere ma restò in silenzio e ricacciò indietro le lacrime. Si sforzò di sorridere e continuò a giocare con Harutora.

Venne il giorno che i genitori di Harutora ripresero il suo errore e gli svelarono che Natsume era una “vedente”. Non era vero che lei fosse una paurosa, semplicemente riusciva a vedere cose che per Harutora erano invisibili.
“Perdonami.”
Vedendo Harutora chinare il capo, Natsume sgranò gli occhi. Harutora aveva riconosciuto pienamente il suo errore e si stava scusando con tutte le sue forze.
“Io non riesco a vedere le cose spaventose che vedi tu. Anche se ci sono, io non le vedo e posso vivere serenamente. Per questo ho deciso che quando avrai paura sarò io a proteggerti.”
Natsume abbassò la testa esitante e fissò Harutora speranzosa.
“Vuoi dire che diventerai il mio Shikigami?”
A quel tempo Harutora non conosceva ancora quella parola.
“Cos’è uno Shikigami?”
A quella domanda Natsume scosse il capo: “Neanch’io lo so con esattezza. Però hai detto che mi proteggerai. E la nonna ha detto che Harutora-kun è lo Shikitari della casata e che in futuro diventerà il mio Shikigami, che staremo sempre insieme e che mi proteggerà.”
Harutora chinò la testa di lato un’altra volta.
“Hai detto Shikitari?” (*letteralmente: "tradizione")
“E’ già deciso. Da me e dalla tua famiglia.”
“Davvero? Perché io non ne sapevo niente?”
“Non lo so, ma è così! Sei lo Shikitari!” disse Natsume, in un tono inusuale per lei, come se quella parola magica che le stava tanto a cuore fosse stata derisa.
Harutora si trovò in imbarazzo e, vedendolo, Natsume ritornò alla sua consueta espressione inquieta di sempre.
“Allora… vuoi dire che non potrai diventare il mio Shikigami?” disse con voce tremante.
Sta per mettersi di nuovo a piangere? si preparò Harutora.
Tuttavia, Natsume non pianse. Era angosciata, spaventata ma nonostante fosse sul punto di piangere, i suoi occhi, fissi su Harutora, non tremavano neanche un pò. Quegli occhi erano limpidi come la superficie di un alto lago di montagna, sorto proprio sotto le nuvole e per questo capace di riflettere soltanto il cielo. Quella era un tipo di forza di cui Harutora era ancora ignaro.
“D’accordo” rispose Harutora, come se si sentisse risucchiato da quegli occhi. “Io diventerò il tuo Shikigami, Natsume-chan. In questo modo resteremo insieme per sempre e io ti proteggerò in ogni momento.”
Natsume gli porse il mignolo della mano destra. Anche Harutora fece lo stesso e intrecciò il suo dito con quello della bambina.
Natsume cominciò a recitare la formula magica in modo terribilmente serio. Anche Harutora si unì e le loro due voci intrecciarono la formula della promessa.
Quando lasciarono la presa, Natsume sorrideva raggiante come se avesse raggiunto il più grande trionfo della sua vita.


Vedendolo, Harutora pensò che ormai si fossero riconciliati. Solo non capì come mai non riuscì a sorridere alla stessa maniera di Natsume. La sua mente sembrava sollevata, ma da qualche parte dentro il suo cuore non riusciva a calmarsi. Come se gli avessero fatto inghiottire un pugno intero di caramelle tutto in una volta.
Era pesante, doloroso, ma non voleva lasciarlo andare.
Se l’avesse leccato avrebbe scoperto che era incredibilmente dolce.

Da quel giorno, i due continuarono a giocare nel giardino della villa come al solito. Quando Natsume cominciava a mostrarsi spaventata per qualcosa, Harutora si voltava verso un punto vuoto e agitava i pugni con voce rassicurante. Poi, con tutte le sue forze, scacciava via quella cosa che solo Natsume poteva vedere.
Ciò che lo spingeva a comportarsi così era il desiderio di fare in modo che Natsume non restasse ferita da niente.

Questa è una storia di tanti anni fa.
A quel tempo Harutora non aveva ancora compreso il significato della parola “futuro”.


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